Un crudele segreto in San Giovanni Battista di Siniscola

Un parroco sepolto vivo da un ribaldo curato?

Vittorio Sella era un mio amico, ci incontravamo spesso e mi raccontava delle sue scoperte storiche nei vari archivi dell’isola, mi regalava le sue poesie, mi faceva leggere la sua rivista “Nova connoschentzia” e, seppur non sempre d’accordo, ci trovavamo ad affrontare molte tranquille discussioni.
Non ricordo esattamente ma penso sia stato qualche decina di anni fa quando mi telefonò per dirmi che aveva una sorpresa per me.

Quando alla sera ci incontrammo, mi consegnò una fotocopia formato A3 di un articolo della rivista “Frontiera”, famosa tra fine anni sessanta e primi anni settanta e diretta dal famoso incisore e pittore Remo Branca.

L’articolo fotocopiato portava la mia firma. Mi ero quasi dimenticato di averlo scritto per ricordare la Consacrazione della nostra Parrocchia di San Giovanni Battista. Ne conservavo forse in qualche cartella l’originale manoscritto, ma lo avevo un po’ rimosso dai miei ricordi.

Quando mi vidi davanti quella fotocopia, il sorriso soddisfatto di Vittorio e la sua allegra considerazione – “Ciao Antonio, leggendolo ho pensato che lo avessi scritto tu e mi è sembrato giusto fartene una copia” – quasi quasi mi commuovevo.

E allora mi tornarono in mente le circostanze in cui scrissi quell’articolo e quando, su consiglio di qualche amico, lo mandai alla rivista Frontiera. Quando mi arrivò la comunicazione che l’articolo era stato pubblicato ne fui molto contento, acquistai in edicola la copia della rivista che poi andò persa o prestata a qualcuno e mai restituita.

Nell’estate del 1969, al ritorno dal mio primo anno di università, Don Diego Calvisi mi chiamò nell’ufficio parrocchiale per chiedermi se potevo accompagnare un suo conoscente che stava portando avanti uno studio sul “Giudicato di Gallura” e voleva consultare gli archivi parrocchiali e i parroci della zona alla ricerca di notizie o di leggende ancora vive su quell’antico periodo storico della Sardegna.

Fu così che dopo qualche settimana conobbi il Prof. Dionigi Panedda, nativo di Bitti ed ex sacerdote salesiano, insegnante di lettere alle superiori ad Olbia, appassionato studioso di archeologia e storia della Sardegna.
Con lui andammo a trovare un sacerdote di Torpe’, tale Don Satta, già anziano, che aveva trascorso la sua vita fuori dal paese e, a suo dire, non a conoscenza di queste vecchie storie. Proseguimmo poi per incontrare Don Sebastiano Pala, orunese e parroco storico di Posada, che ci ricevette molto cordialmente nella casa parrocchiale.

Eravamo ai piedi dell’antico castello della Fava e delle sue leggende e Don Pala, dopo averci offerto un bicchiere di vino bianco leggermente frizzante, cominciò a intrattenersi con aneddoti e storie della sua Parrocchia.
Ma, nonostante la sua gentilezza e l’accoglienza tipica di antico sardo, non riuscì a soddisfare la nostra curiosità sulla esistenza e conservazione presso la casa parrocchiale di un vestito fatto di pesanti broccati e intessuto di fili d’oro che si favoleggiava appartenere ad Eleonora d’Arborea.
Il giorno dopo ci vide impegnati nell’Ufficio di Don Calvisi a curiosare nell’archivio parrocchiale, ahimè abbastanza povero e sfornito di materiali di particolare interesse.

Mentre i due bittesi si intrattenevano in vecchi ricordi la mia attenzione fu attirata da un volumetto, tutto rilegato in nero e contenente al suo interno le omelie in sardo del Rettore della Parrocchia di Siniscola, Canonico Salvatore Carboni, negli anni dal 1857 al 1871. Sfogliando con curiosità mi imbattei a un certo punto in una nota in cui era riportata la cronaca della Consacrazione della Parrocchia a opera dell’allora sindaco Salvatore Angelo Filippi, manco a farlo apposta compaesano dei miei due interlocutori.

Fu da lì che, dopo aver ricopiato questa nota, mi venne in mente di scrivere un articolo nel centenario di questo avvenimento.

Mi ha fatto piacere recuperare qualcosa dei miei anni giovanili, anche perché dai colloqui intercorsi successivamente con Don Pasquale Grecu, autore del preziosissimo volume “Siniscola dal 1600 al 1900”, avevo approfondito la storia del ribaldo Prete Porcu.

Questo Curato sembra avesse sepolto vivo, nella fase finale della terza ricostruzione e/o ristrutturazione della nostra chiesa parrocchiale, il Rettore Simone Ventura, colpito da un ictus. Prete Porcu fu poi accusato dell’agguato mortale eseguito ai confini di Dorgali ai danni di Mons. Cao, inviato dall’Arcivescovo di Cagliari per fare chiarezza su quell’oscuro episodio. Il sacerdote, condannato a una pesante pena detentiva, finì la sua vita in esilio in Corsica.

Ma il 5 maggio 1869 tutto questo era dimenticato nella solenne consacrazione della Chiesa di San Giovanni Battista…

Oggi la riproponiamo all’attenzione dei lettori del nostro blog nel 156* anniversario.

Antonio Murru