Intervista esclusiva al CEAS di Siniscola.
Le dune costiere, apparentemente semplici accumuli di sabbia, si rivelano ecosistemi di vitale importanza per la difesa del litorale, la salvaguardia della biodiversità e la resilienza ai cambiamenti climatici.
A Siniscola, in Sardegna, il Centro di Educazione Ambientale (CEAS), si dedica con passione alla sensibilizzazione e alla tutela di questi ambienti unici.
Abbiamo incontrato Manuela, naturalista per approfondire il ruolo cruciale delle dune e i progetti innovativi che il CEAS porta avanti per la loro salvaguardia insieme alla sua collega Maria Luisa Mason.
Manuela, grazie per avermi accolto. Partiamo dalle basi: perché le dune sono così importanti?
Manuela Mulargia: Le dune sono molto più di semplici cumuli di sabbia. Agiscono come una vera e propria barriera naturale contro le mareggiate, proteggendo le zone retrostanti e le preziose zone umide costiere come stagni e paludi. Inoltre, rappresentano un serbatoio di sabbia fondamentale per alimentare le spiagge, contrastando l’erosione costiera, un fenomeno sempre più preoccupante. Lì dove le dune sono state estirpate dalla cementificazione selvaggia si è assistito ad una accelerazione del fenomeno dell’erosione costiera.
Vorrei aggiungere che le dune sono anche scrigni di biodiversità. Ospitano specie vegetali endemiche, come il ginepro, il cui apparato radicale è essenziale per stabilizzare la sabbia e prevenire la sua dispersione. Questo crea un habitat unico per numerose specie animali, rendendo le dune ecosistemi di grande valore naturalistico e geologico. Proprio per questa importanza, le dune di Capo Comino fanno parte del Sito di Interesse Comunitario (SIC) Berchida Bidderosa, all’interno della rete europea Natura 2000.

Hai menzionato la rete Natura 2000. Cosa significa concretamente per la tutela delle dune?
Manuela Mulargia: Natura 2000 è il principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Designa aree di particolare pregio ambientale come SIC e Zone Speciali di Conservazione (ZSC). A Siniscola, oltre alle dune di Capo Comino, anche il Monte Albo è una ZSC. È importante sottolineare che queste non sono riserve rigide, ma aree dove si cerca un equilibrio tra la protezione della natura e le attività umane sostenibili.
Sappiamo che il CEAS è molto attivo sul territorio. Quali sono le principali minacce che gravano sui sistemi dunali e come cercate di contrastarle?
Manuela Mulargia: Una delle minacce più significative è l’antropizzazione, soprattutto durante il periodo estivo con il turismo di massa. Il calpestio indiscriminato distrugge la vegetazione fragile che stabilizza le dune e compatta il terreno, impedendo la crescita di nuove piante. Per questo motivo, è fondamentale rispettare i sentieri tracciati e, idealmente, utilizzare passerelle sopraelevate per accedere alla spiaggia, come previsto dal nuovo progetto finanziato.
Un’altra seria minaccia, che abbiamo riscontrato direttamente, è la Diplodia africana, un fungo che attacca i ginepri. Poiché le radici del ginepro sono cruciali per la stabilità delle dune, la loro perdita innesca un circolo vizioso di erosione. Grazie alla collaborazione con l’Università di Sassari e all’amministrazione comunale, abbiamo avviato un monitoraggio e delle prime azioni di contenimento. Il nuovo finanziamento di 2 milioni di euro, che vede coinvolti anche il CNR di Sassari e l’Università di Sassari, ci permetterà di realizzare interventi più strutturali, come la costruzione di passerelle e studi ambientali approfonditi.

Avete accennato a un progetto finanziato. Quali sono gli interventi previsti e chi sono i partner coinvolti?
Manuela Mulargia: Il progetto finanziato da Rete Natura 2000 prevede diversi interventi mirati. Innanzitutto, la realizzazione di passerelle per canalizzare il flusso pedonale e proteggere la vegetazione dunale. Poi, saranno condotti studi ambientali approfonditi con esperti di botanica, statistica e idrogeologia per comprendere meglio le dinamiche di questi ecosistemi e l’impatto dei cambiamenti climatici. Come già detto, i partner scientifici sono il CNR di Sassari e l’Università di Sassari, la cui expertise è fondamentale per la riuscita del progetto.
Un aspetto interessante è il vostro approccio che coinvolge attivamente la cittadinanza. Ci parlate dell’iniziativa “Citizen and Science”?
Manuela Mulargia: Crediamo fermamente che la tutela dell’ambiente sia una responsabilità condivisa. Con “Citizen and Science” vogliamo coinvolgere i cittadini nella raccolta di dati sulla presenza di specie aliene, come l’Aliantus e il Carpobrotus, che possono minacciare l’equilibrio degli ecosistemi dunali. Esistono anche delle app dedicate dove ognuno può contribuire a censire queste piante. È una sfida che speriamo venga accolta da molti per aiutarci a proteggere questo prezioso patrimonio.
Il vostro progetto sembra avere una forte attenzione all’inclusività e al coinvolgimento delle nuove generazioni.
Manuela Mulargia: Assolutamente. Vogliamo che le informazioni sull’importanza delle dune siano accessibili a tutti. Per questo, il materiale informativo sarà realizzato anche con linguaggi speciali come il braille, audiotesti e QR code. Per coinvolgere i giovani, stiamo sviluppando un “serious game” sul sistema dunale. L’obiettivo è rendere l’apprendimento divertente e interattivo, incentivando comportamenti virtuosi che possano poi essere replicati nella vita reale.
Come si può far capire a un pubblico più ampio l’importanza di preservare questi ecosistemi, spesso percepiti come semplici distese di sabbia?
Manuela Mulargia: È una sfida comunicativa importante. Dobbiamo far passare il messaggio che un ambiente incontaminato ha un valore inestimabile, spesso superiore a quello di un ambiente antropizzato. Incoraggiare un turismo sostenibile e destagionalizzato, che permetta una fruizione più rispettosa del territorio e un maggiore coinvolgimento con la comunità locale, è fondamentale. L’over tourism che vediamo in molte località vicine ha dimostrato di portare più problemi che benefici a lungo termine, abbassando anche la qualità della vita dei residenti.
Un ultimo aspetto che vorremmo toccare riguarda la posidonia spiaggiata. Spesso viene vista come un “fastidio”, ma voi ne sottolineate l’importanza.
Manuela Mulargia: Esattamente! La posidonia oceanica non è un’alga, ma una pianta marina endemica fondamentale per l’ecosistema costiero. È l’habitat di innumerevoli specie marine, produce una grande quantità di ossigeno, assorbe anidride carbonica e le sue foglie spiaggiate, le cosiddette “banquette”, proteggono la spiaggia dall’erosione durante le mareggiate. Rimuoverla è un grave errore, paragonabile a togliere le foglie da un bosco. Inoltre, respirare vicino alla posidonia ha benefici per i bronchi ed è un bioindicatore della buona salute del nostro mare.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Manuela Mulargia: Il nostro obiettivo a lungo termine è un ritorno al passato, un ripristino di un ecosistema costiero sano ed equilibrato, in grado di autoregolarsi e di resistere alle minacce esterne, inclusi i cambiamenti climatici, senza la costante necessità dell’intervento umano. Siamo orgogliosi che nel tempo ci siano stati amministratori sensibili a questi temi e speriamo che le future generazioni continuino su questa strada, impegnandosi per salvaguardare questo patrimonio unico.

L’impegno del CEAS di Siniscola, con la passione e la competenza scientifica di Manuela Mulargia e Maria Luisa Mason, ci ricorda che la tutela delle dune costiere è una battaglia cruciale per la salvaguardia del nostro ambiente e del nostro futuro. Comprendere il valore intrinseco di questi ecosistemi e supportare iniziative come quelle del CEAS è un passo fondamentale per proteggere la bellezza e la resilienza dei nostri litorali.
L’invito alla “Citizen and Science” ossia “Cittadini e la scienza” è un segnale incoraggiante di come la collaborazione tra scienza e cittadini possa fare la differenza nella conservazione del nostro patrimonio naturale.
Simonetta Bellu