Proseguiamo il percorso di legalità tenuto dall’Istituto Tecnico “Luigi Oggiano” il 23 maggio 2025.
Dopo le riflessioni davanti alla bandiera della pace un’altra tappa di fronte al ritratto dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il ritratto è stato realizzato dal Prof. Salvatore Russo con la collaborazione degli alunni nell’anno 2022 in occasione del trentesimo anniversario della strage di Capaci.
Le Prof.sse Isabella Zappone e Rosy Santangelo hanno recitato il dialogo scritto da loro e che ricalca il pensiero di Falcone e Borsellino sulla mafia, sulla giustizia e sul ruolo della società in questa lotta contro la criminalità organizzata.
UN CAFFE’ CONTRO LA MAFIA: DIALOGO TRA CORAGGIO E GIUSTIZIA
FALCONE: Sai Paolo, alli vote maddumanno se davvero la gente ha capito che la mafia non è affatto invincibile. E’ un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà una fine.
BORSELLINO: (ridacchia) «Giovanni, lo dici sempre… ed è vero. Ma sai cosa penso io? Che la lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale. Un cambiamento profondo, un’esigenza morale che coinvolga tutti. Altrimenti, restamo a parlari fra niautri.»
FALCONE: «È chisto u punto. A volte sembra che chi combatte la mafia sia solo, ma io ho imparato una cosa: chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. E noi abbiamo scelto da tempo.»
BORSELLINO: «Sì. Ma la paura la sentiamo lo stesso. Giovanni, noi non siamo eroi. Solo che non possiamo permetterci il lusso di farci paralizzare. Io ho paura, lo ammetto. Ma non mi fermerò.»
FALCONE: (sorride) « Neanch’io. Il nostro lavoro non finirà con noi. L’importante è che resti il metodo. L’organizzazione. La tenacia. Non servono eroi, servono uomini normali con il coraggio di fare il proprio dovere. Paolo un ti scurdari è normale che esista la paura, l’importante è che non diventi un freno. Altrimenti, loro hanno già vinto»
BORSELLINO: «Si è vero, ma servono anche cittadini che abbiano fame di verità, che non si voltino dall’altra parte. Perché la mafia ha paura della scuola più che della giustizia. L’istruzione le toglie terreno.»
BORSELLINO: (riflette un momento) «Giovanni, ti ricordi quando tutto sembrava impossibile? Quando ci dicevano che mettere a processo Cosa Nostra era un’illusione? E invece il maxiprocesso… quello sì che è stato un terremoto.»
FALCONE: (annuisce) «Sì, un processo storico. Più di 475 imputati, più di 8.000 pagine di atti. Una macchina enorme, mai vista prima in Italia. E dietro, non c’erano solo nomi e reati: c’era la prima, vera messa in discussione del potere mafioso nella sua complessità, na machina e guerra»
BORSELLINO: «Avimu a ringraziare a Buscetta e tutti gli altri pentiti se abbiamo potuto finalmente spiegare allo Stato che la mafia non era una serie di bande isolate, ma un’organizzazione strutturata, con un vertice, con regole. La Cupola. Il maxiprocesso ha smontato il mito dell’invisibilità.»
FALCONE:(con fermezza) «È stato quello il cuore del nostro lavoro: dimostrare che la mafia era un sistema. E per combattere un sistema, serve un altro sistema. Abbiamo creato il pool antimafia, lavorato insieme, condiviso ogni informazione. Senza isolamento, senza protagonismi.»
BORSELLINO: «Eppure, quante volte ci hanno lasciati soli. Ci hanno chiamati giustizialisti, accusati di costruire castelli in aria, castelli di carte. Ma quando, nel 1987, arrivarono quelle 19 condanne all’ergastolo e centinaia di anni di carcere… quello fu un messaggio fortissimo.»
FALCONE:(con un filo di amarezza)«Sì, anche se poi in appello molte condanne furono annullate. Ma la Cassazione, nel ’92, ha confermato quasi tutto. Alla fine, la verità ha retto. E quella sentenza è diventata un pilastro.»
BORSELLINO: «Un pilastro, sì. Ma i pilastri vanno difesi. E ora tocca agli altri continuare a costruire. Con la stessa serietà. Con lo stesso metodo.»
FALCONE:(guardando lontano) «Noi abbiamo solo iniziato. La giustizia, quella vera, è una strada lunga. Ma ogni passo conta.»
BORSELLINO: (pausa, guarda l’orizzonte)«Sai, Giovanni… a volte penso a quanto sarebbe bello vivere in un Paese dove la giustizia non fa notizia. Dove fare il proprio dovere non sia considerato eroismo.»
FALCONE: «Arriverà quel giorno, Paolo. Forse non per noi, ma per chi verrà dopo. E se anche dovessimo cadere, altri continueranno. Perché le idee camminano sulle gambe degli uomini. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini»
BORSELLINO:«E allora Giovanni sai che ti dico che le nostre idee non moriranno mai>>.
Isabella Zappone e Rosy Santangelo