Ahoo a fronte alta

Nel percorso di legalità dell’ITCG “Luigi Oggiano” non manca mai un riferimento alla violenza contro le donne.

Nelle denunce su questo tema è sempre presente la celebrazione del coraggio di tutte le donne e soprattutto di quelle che, a costo della loro vita, sfidano pregiudizi ed ingiustizie.

La giovane studentessa iraniana, in un solitario moto di ribellione, mostra non solo i capelli ma l’intero suo corpo come affermazione della propria indipendenza e della propria individualità.

Il quadro raffigurante AHOO DARYAEI è sempre opera del Prof. Russo e dei suoi allievi.

La Prof.ssa Giovanna Marinetto ci coinvolge in questa bellissima e toccante riflessione.

Il giorno in cui Ahoo smise di abbassare lo sguardo

C’è un momento, sospeso tra un respiro trattenuto e uno liberato, in cui una giovane donna decide che il proprio corpo non è più colpa.

Il 2 novembre 2024, Ahoo Daryaei ha smesso di nascondersi.

Studentessa dell’Islamic Azad University, figlia di Teheran e del suo respiro polveroso, quel giorno ha dimenticato – o forse ha finto di dimenticare – il gesto antico di coprirsi il capo.
Non è stato un errore, non una distrazione: è stata una scelta. Un atto che, in certi luoghi del mondo, vale più di mille discorsi, più di mille proteste.

Senza coprirsi

Nel dipinto che ora ci osserva, Ahoo è scalza, la pelle esposta, gli occhi rivolti non verso l’alto, ma dritti davanti a sé – a noi.
Non implora, non si vergogna, non cerca pietà. È nuda, sì, come una schiava trascinata al mercato. Ma nel suo volto c’è la fierezza muta di chi sa di stare scrivendo la propria ultima pagina. O la prima.

Quel giorno non fu misericordioso.
Il mondo ha continuato a girare, i palazzi dell’università non sono crollati, nessuna sirena ha cantato in suo onore.

Eppure qualcosa si è incrinato. Non nei muri, ma negli sguardi. Nei pensieri taciuti delle sue compagne di corso. Nelle madri che l’hanno vista e si sono chieste, in silenzio: “E se fosse mia figlia? E se fossi io?

Il quadro la mostra nella sua umanità disarmata.

Una bellezza che non chiede approvazione, un corpo che non chiede perdono. C’è una ferita aperta nei suoi occhi, eppure anche una luce che non vuole spegnersi. La luce del rifiuto. La luce del “no” gridato senza voce.

Forse non sapremo mai se Ahoo ha scelto davvero. Se ha voluto sfidare, o se è stata sorpresa nel suo momento più fragile. Ma oggi, davanti a questo dipinto, siamo chiamati a non distogliere lo sguardo.

A restare lì, con lei.

Ahoo, come tante altre, è stata ritratta non per pietà, ma per memoria. Perché il gesto, una volta visto, non si può più ignorare.


Giovanna Marinetto