Francesca Mereu. Sulla terra leggera.

Dalla Baronia al mondo.

Quando, tre anni fa, mi raggiunse la notizia che la mia amica Francesca Mereu ci aveva lasciato, pensai subito a qualche incidente, magari legato alla sua vita professionale. Insieme alla tristezza, si fece strada la gratitudine per le occasioni di incontro che avevamo avuto e la sincera unità di intenti che ci aveva avvicinato e resi amici.

Avevo conosciuto Francesca quando la sua scelta professionale e di vita era già compiuta, quando già operava come giornalista nella grande città di Mosca, dove aveva sposato Sergey Vasilyev, legandosi così in modo profondo alla grande Russia

Era nata l’otto agosto 1965 nella nostra Baronia, a Irgoli, paese a cui era sempre legata ma da cui aveva scelto di allontanarsi per scoprire mondi diversi ma in fondo sempre uguali.

Laureata in Lingue all’Università di Firenze, dopo aver vinto una borsa di studio per l’approfondimento del russo si trasferisce a Mosca, dove capisce che la sua vera vocazione non è l’insegnamento ma il giornalismo, a cui si dedica anima e corpo e in cui si realizza pienamente.

Nella Russia dei primi anni novanta diventa prima corrispondente da Mosca e dalle Nazioni Unite per la Radio Free Europe/Radio Liberty e trascorre sei anni al The Moscow Time, dove si occupa di giornalismo investigativo seguendo la politica interna e cominciando a conoscere in modo approfondito i servizi di sicurezza russi (qui il ricordo affettuoso dei suoi colleghi).

Come giornalista free-lance i suoi reportage sono stati pubblicati da International Herald Tribune, dal The New York Time e da numerosi giornali italiani ed europei, tutti interessati a sentire e pubblicare una voce libera che raccontava dall’interno quello che stava accadendo di tragico e di grande in quella parte del mondo.

Non dimenticherà mai questa sua magnifica professione e continuerà le sue corrispondenze anche quando la vita la porta a seguire Sergey prima in Germania a Dusseldorf e poi a Birmingham nell’Alabama.

La sua innata capacità di apprendere le lingue la porta sempre a interloquire direttamente con tutte le persone, a raccoglierne le confidenze, a provocarle con le sue domande per capire fino in fondo quello che stanno vivendo e come lo stanno vivendo.
Francesca vive in Russia da testimone privilegiata quegli anni di profondo cambiamento, quegli anni che dopo la caduta del muro di Berlino vedono il crollo improvviso dell’URSS e la crisi irreversibile di un sistema e di una ideologia che aveva trovato una applicazione basata sulla compressione di ogni libertà e sulla paura.

Quel tarlo nascosto che corrodeva l’impero comunista diventa una corrente impetuosa di totale disfacimento, una corsa irrefrenabile verso nuovi sogni a cui l’Occidente assiste con compiacimento ma anche preoccupazione.
Innamorarsi della Russia in quel periodo di profonda crisi poteva sembrare un incredibile azzardo e in molti sarebbero forse scappati a gambe levate, ma Francesca aveva provato fin da subito un grande amore per tutte le persone che incontrava, per quella famiglia acquisita che le svelava i misteri di quel popolo in sofferenza che aveva improvvisamente perduto tutti i punti di riferimento.

Nascono da quel periodo particolare e da tutti i dialoghi e conoscenze che Francesca aveva intessuto con la gente comune, con i protagonisti del cambiamento, con i piccoli e grandi trasformisti che seguivano gli sconvolgimenti di quell’epoca, i suoi libri “L’amico Putin. L’invenzione della dittatura democratica” del 2011, “Il grande saccheggio del 2018” e “Putin. Dentro i segreti dell’uomo venuto dal buio. Da San Pietroburgo all’Ucraina” del marzo scorso.
En passant, mi piace sottolineare che in quest’ultimo libro Francesca ha aggiunto al suo cognome quello del marito Sergey, Vasilyev, forse come previdente ed estremo omaggio al suo compagno di vita.

Nel primo e nell’ultimo libro Francesca, con dovizia di particolari, ricostruisce l’avvento al potere di Putin, di questo dittatore democratico, i metodi violenti e l’uso spregiudicato di una prezzolata propaganda che gli permettono di essere ancora oggi al potere, forgiando una realtà dove piano piano vengono eliminate le varie opposizioni, ridotte al silenzio le voci di dissenso e che gli permette di contrabbandare una terribile guerra quasi fratricida con il nome di “operazione speciale”.

“Anche televisioni e giornali – scrive Francesca- hanno imparato a captare gli umori del potere e riescono a capire quali sono le notizie gradite e quelle che è meglio ignorare”

Francesca ricorda quanto la strada della soppressione della libertà di stampa sia costellata di cadaveri eccellenti, di cronisti amanti della verità trovati morti in “circostanze misteriose” come quelle famose della Politkovskaja, giornalista della “Novaya Gazeta” che pagò con la vita i suoi reportage sulla guerra cecena e sulle critiche alle forze armate e ai governi di Putin.

Sono passaggi dominati dagli uomini del KGB, dai servizi segreti ereditati dalla dittatura comunista e messi al servizio di un potere nuovo, di un potere che nasconde la sua efferatezza dietro una apparente apertura all’occidente, ma che si prepara a ricattare lo stesso con l’arma della grande disponibilità delle materie prime. Tutto è avvenuto gradualmente, con una regia attenta che ha fatto attribuire a Putin il ruolo di salvatore della patria in varie occasioni, come l’invenzione di attentati attribuiti ad agenti esterni e invece manovrati dai servizi segreti e sottratti sapientemente ad indagini indipendenti o la sicurezza trasmessa al popolo russo di una nuova considerazione per il Cremlino.

Francesca, con i suoi scritti, toglie la maschera a questo potere di sangue e di ferocia, portando per mano il lettore dei suoi libri ad una conclusione che è sotto gli occhi di tutti, ma che in molti stentavano e stentano ancora a ritenere reale ed evidente.


Il grande saccheggio” è il racconto di grandi sconvolgimenti visti dallo sguardo degli ultimi, degli spettatori, di quelli che si possono considerare le marionette della storia e che subiscono i traumi di decisioni estranee al loro vissuto quotidiano, che da esse viene continuamente stravolto.

Francesca raccoglie su di sè queste testimonianze e le introduce mano a mano per illustrare i fatti salienti, quei fatti che entreranno nella grande Storia, quella che verrà riportata nei libri e che, come sempre, lascerà in ombra le sofferenze, le tragedie umane, le vite spezzate, il pianto e il lutto di intere famiglie e di interi paesi.


Questa storia trova in Francesca una rara condivisione in cui lo sguardo di chi vorrebbe essere solo testimone si mescola con gli affetti acquisiti, con le parole di nonno Boris (ded Borya) che racconta gli ultimi stralci della perestroika di Gorbachev e quelle giornate di sfacelo, non governato da nessuno, di quell’immenso impero.

Eppure anche in questa forma, la storia raccontata in questo libro è la grande storia, la grande storia recente che ha attraversato le nostre vite e di cui siamo stati spesso spettatori non partecipi, che abbiamo visto in televisione e letto nei giornali senza renderci conto della portata reale di ciò che accadeva.

Francesca aveva la cittadinanza russa dal 2009 ma, anche da lontano, dal 2011 in Alabama con Sergey, ha sempre seguito con grande passione e partecipazione l’evolversi della situazione nella sua patria acquisita, intervenendo nei vari dibattiti che la riguardavano per esprimere chiaramente il suo punto di vista.

Nel profondo sud, in quella città di Birmingham che lo stesso Martin Luther King aveva definito come “la più segregata d’America“, scopre un mondo diverso, un mondo ancora di ingiustizie, un mondo dove i poveri sono ancora emarginati, dove il colore della pelle è ancora molto spesso una barriera invalicabile e la gente continua a vivere una “diversa uguaglianza”.

Mentre lei e il marito condividono fin da subito un grande interesse per la musica blues, che seguono con passione lungo tutte le rive del Mississippi, aprendo spesso la loro casa ai musicisti per i loro concerti e favorendo incontri irripetibili di grandi personaggi di queste storie di segregazione, Francesca scopre anche la sua passione per il teatro.

Nei testi raccolti in “Profondo Sud”, Francesca dà voce a tante persone anonime, alle tante che passeranno inosservate, che nessuno si preoccuperà mai di citare, ma che hanno costruito, mattone dopo mattone, il muro del riscatto, la casa del rispetto in un continuo accadere di episodi che diventeranno storia.

Sono testi che Francesca ha portato per il mondo, anche in una mini tournèe italiana, accompagnando i suoi racconti con la coinvolgente musica afroamericana, interpretando quei fantasmi che nessuno si degnava di guardare.

Eppure saranno loro, che attraverso mille sofferenze, nella loro tenace semplicità, scriveranno pagine nuove, pagine di speranza per una umanità migliore.

Nel nostro ultimo incontro di maggio 2018 (qui una breve sintesi e la galleria di foto), Francesca mi aveva anticipato che il suo prossimo libro sarebbe stato un romanzo e che con esso avrebbe descritto la storia di donne ed uomini neri, di persone considerate cose e che trovavano comunque la forza di vivere, affidando la loro pena e la loro resistenza alla struggente malinconia dei blues.

Quel ritmo particolare conquistò l’America e dette origine al rock and roll senza che autori e complessi famosi si degnassero di riconoscere e citare quei neri che continuavano la loro povera vita.

La storia narrata nel romanzo racconta vicende antiche e nuove di questi afroamericani senza nascondere gli aspetti controversi, duri e scabrosi che hanno macchiato per sempre quel sogno americano e il diritto di ciascuno di raggiungere la felicità (c’è scritto proprio così nella Dichiarazione dei diritti di Thomas Jefferson!).

E’ una storia lunga che non ha ancora conosciuto la fine come tante volte ci ricordano le cronache di oggi, dove è ancora evidente la disparità di trattamento da parte delle forze di polizia e della magistratura verso le persone che hanno un diverso colore della pelle.

da sx Francesca Mereu, Cipriano Monne, Antonio Murru e Giovanni Porcu

La lettura dei libri di Francesca mi pone sempre una domanda: in quanti modi si può raccontare la storia, in quanti modi possiamo inquadrare i grandi avvenimenti che segnano il percorso dell’umanità oppure a volte sconvolgono il mondo?

Negli ultimi tempi si è affermato un modo di raccontare la storia partendo dagli ultimi, da chi la storia stessa ha messo ai margini, da chi non ha mai partecipato al suo svolgersi e, al massimo, ne ha subito le conseguenze .

E’ la storia che raccontiamo dei nostri paesi, la cosidetta microstoria, che non ha mai interessato il mondo e che ha inglobato nel suo scorrere i mille microcosmi delle nostre esistenze.

In comune con la microstoria ma con una prospettiva diversa, Francesca fa vivere e ci fa conoscere persone e personaggi, vite incastrate e riscattate, attraversate dalla forza e dalla fatica di ritrovare se stesse, la propria identità e il proprio posto nel mondo.

Sono queste persone che Francesca fa parlare nei suoi libri e nei suoi reportage e non per renderle eroi o protagonisti, ma per raccontare, attraverso di esse, una grande epoca che scompare, come nella storia della nuova Russia, oppure come nella storia delle diseguaglianze razziali, il sacrificio silenzioso di tante umili individualità sulla strada delle conquiste civili.

L’anima di Francesca era questo, l’espressione di una vicinanza ai più deboli, la condivisione delle loro vite e la sua capacità di elevarle a tassello e simbolo di un mondo più bello.

Francesca, afflitta da una grave malattia, ha cessato di vivere il 24 giugno 2022 a Tijuana nel Messico.

Grazie, Francesca, per la tua vita, grazie per il tuo sorriso e grazie per averci insegnato che ognuno di noi può essere parte di questo mondo, di questa terra dove le tue ceneri sono tornate e che assieme a tutti noi ti riserva un caldo abbraccio.

Antonio Murru

Per approfondire:
Un ricordo a cura di Pasqualina Traccis: https://www.eikasia.it/index.php/2022/08/12/la-vita-e-le-opere-di-francesca-mereu-giornalista-e-scrittrice-internazionale-dalla-parte-dei-piu-deboli/

La storia del blues, la musica creata dagli schiavi americani che ha rivoluzionato la storia della musica moderna, podcast di Francesca Mereu: https://www.spreaker.com/episode/parole-musica-e-dintorni-blues-e-dintorni-ep-1–19131841

“Putin. Dentro i segreti dell’uomo venuto dal buio. Da San Pietroburgo all’Ucraina” di Francesca Mereu, video di presentazione dell’autrice Facebook

“L’amico Putin” – Compagnia Editoriale Aliberti – anno 2011.

“Profondo sud” Edizioni Esordienti – Ebook – anno 2016.

“Il grande saccheggio” – Casa Editrice Le Mezzelane – anno 2018.

” Quando mi chiameranno uomo” – Casa Editrice Le Mezzelane – anno 2019.

“Gli animali finti di New York” – Edizioni BEMORE – anno 2021.

“PUTIN: dentro i segreti dell’uomo venuto dal buio” – Compagnia Editoriale Aliberti – anno 2022.

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