Politica dell’intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale: un nuovo paradigma politico?

La letteratura sull’intelligenza artificiale cambia il linguaggio classico della politica: accelerazionismo, singolarità, legge di Moore, dei ritorni accelerati, di Huang.
Anzi, ne prescinde: “La realtà è che quasi tutti gli aspetti della vita stanno progressivamente migliorando come risultato di una tecnologia che migliora esponenzialmente” (Kurzweil, cit. p.102)

Basta uno sguardo, selettivo e parziale, sulla letteratura di settore che interpreta il trumpismo come relazione tra politica e tecnoindustria. Una gran varietà di posizioni, visionarie e affascinanti, proiettate al futuro che sarà governato dall’intelligenza artificiale.

Parola chiave è accelerazionismo: ce la spiega Valerio Mattioli nella sua posfazione a A.Williams e N. Srnicek, Manifesto accelerazionista, Ed. Laterza, 2018 – che, in sostanza, “altro non sarebbe che il tentativo di accelerare il tecnocapitalismo globale fino a provocarne il collasso e quindi il superamento“.

Porta come esempio l’elezione a presidente USA di Donald Trump.
Chi, meglio di un personaggio tanto eccessivo, sarebbe in grado di estremizzare e quindi in ultima analisi disintegrare il capitalismo?
Inquietanti le profezie ultralibertarian di tech-titani come Peter Thiel ed Elon Musk, intrise di visionario esoterismo. Peter Thiel è l’ideatore di PayPal, la base “monetaria” degli scambi di e-commerce (quindi eBay ma soprattutto Amazon).

Nel suo libro “Da zero a uno. I segreti delle startup, ovvero come si costruisce il futuro“, BUR, 2025 afferma che “diffondere nel mondo i vecchi sistemi per creare ricchezza avrebbe come risultato la catastrofe e non il benessere. In un mondo di risorse scarse, la globalizzazione senza tecnologia è insostenibile” (p.15), convinto che “il valore odierno di un business è dato dalla somma di tutto il denaro che sarà in grado di fare nel futuro” (p.55), certo che “in economia, l’assenza di fede nei segreti conduce alla fiducia nell’efficienza dei mercati” (p.114). La sua fede sul monopolismo come condizione di ogni business di successo si accompagna alla “necessità di rallentare il caos e preservare una certa idea di ordine” ritardando l’avvento dell’Apocalisse, ciò in linea con una cultura debitrice al fantasy ed alla saga del Signore degli Anelli. (in A.Aresu, L’Apocalisse di Peter Thiel, pp. 189-200, in LIMES L’ordine del caos 1/2005).

L’11 settembre ha dimostrato la vulnerabilità degli USA, ha fertilizzato la cultura del super eroismo, incluso un disprezzo teorico degli ideali di uguaglianza che rinfocola posizioni razziste e omofobe: Trump è solo il terminale di un percorso.

“L’eguaglianza sostanziale non ha rapporti con la realtà tranne che per un fatto: ne è la negazione sistematica” (Nick Land, L’Illuminismo oscuro, GO, p.101) e arriva alla necessità della “ridefinizione di noi stessi quali contingenze tecnologiche, esseri tecnoplastici, suscettibili di trasformazioni precise” (qui, p.145).

Perciò mi spaventa lo stato dell’arte: quasi che vivessimo una dissociazione tra io reale e l’io virtuale e questi abbia consapevolezza dell’ebrezza che vive, tacitando anzi zittendo l’io reale che vive la quotidianità.
Ed è la quotidianità l’esito della legge dei ritorni accelerati per la quale “(…) la tecnologia computazionale inevitabilmente e rapidamente supererà la specie che l’ha inventata”.

Nel nostro caso, la capacità di calcolo supererà gli esseri umani” (in A.Aresu, Geopolitica dell’intelligenza artificiale, Feltrinelli, 2025, p.146), e leggiamo “Un grande futuro non è complicato: ci serve la tecnologia per creare ricchezza, e la politica per distribuirla in modo giusto” (ivi, p.149).

La lotta non è tra l’umanità e le macchine, anche perché i benefici dell’intelligenza artificiale sono intuibili. La lotta è tra chi detiene la supremazia nell’ambito della realtà tecnologica e chi è in ritardo di sviluppo – che è una costante tra le nazioni.


Accelerazionismo, abbiamo già detto, è parola chiave della cultura della IA.
“Nella legge di Moore il vincolo politico è un fattore centrale […]. Nella legge dei ritorni accelerati, il vincolo politico è un evento estremo. La politica è ciò che può rallentare o impedire l’approdo della fusione tra l’uomo e la macchina. Nella legge di Huang, l’accelerazione economica è la forza determinante” (…) “gli apparati governativi (…) non conoscono lo scatto che diviene arte dell’accelerazione: intreccio di ambizione ingegneristica, spregiudicatezza e visionarietà nell’inventare e attaccare un mercato” (in A.Aresu, cit, p.156).

Ruggero Roggio

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