“La vita va così”

Custa è sa terra de babbu meu, e de su babbu de babbu meu. Sos dinaris che funt, ma sa terra che est”

Il film di Riccardo Milani, “La vita va così”, presentato in anteprima (anche il 19 ottobre) e in uscita nelle sale dal 23 ottobre, è una commedia sociale ispirata a una vicenda vera che si inserisce nel solco del cinema italiano che coniuga l’impegno civile con il sorriso amaro.

L’attesa per la pellicola è stata talmente alta, specialmente in Sardegna, dove il film è ambientato, che diverse delle proiezioni in anteprima, comprese quelle del 19 ottobre, sono andate sold-out rapidamente.

Milani si sposta dalla montagna abruzzese alla costa sud della Sardegna, nel Sulcis, dove Efisio Mulas, un anziano pastore interpretato con toccante autenticità da Giuseppe Ignazio Loi, un non professionista alla sua prima esperienza, incarna la resistenza silenziosa contro il capitale aggressivo.

La trama ruota attorno al rifiuto di Efisio di vendere la sua terra, l’ultimo fazzoletto incontaminato sulla costa, a Giacomo (Diego Abatantuono), un immobiliarista senza scrupoli che vuole costruire un resort di lusso.
Il conflitto affonda le radici nella storia, dato che Efisio Mulas, sin dal 1975, ha respinto ogni tipo di offerta, inclusa l’incredibile cifra di 5 milioni di euro aggiornata con l’arrivo della nuova moneta.

Questa ostinazione trasforma una disputa privata in una battaglia che coinvolge l’intera comunità. La tensione aumenta quando gli abitanti si ribellano al pastore, vedendo nell’affare immobiliare la possibilità di ottenere un posto di lavoro sicuro, scontrandosi con la sua intransigenza, che egli riassume nella frase schietta e polemica: “Non do la mia casa ai milanesi, perché portano via tutto a casa loro”.

A complicare la situazione c’è anche la figlia di Efisio, Francesca (Virginia Raffaele), combattuta tra le due visioni.

Il film affronta temi cruciali come l’equilibrio tra sviluppo sostenibile e speculazione edilizia, e il coraggio di dire “no” all’omologazione in nome delle radici e della memoria.

Nel contesto di questa battaglia per la terra, Milani mette in luce la bellezza del paesaggio incontaminato, che, parafrasando un sentimento comune, “È bella perché è di tutti”, sottolineando il valore collettivo e non mercificabile del bene comune.

Sebbene la critica abbia lodato la forza della storia e l’interpretazione viscerale di Loi, affiancato da un cast solido che include anche Aldo Baglio e Geppi Cucciari, qui nel ruolo del giudice chiamato a dirimere la contesa legale, alcuni hanno riscontrato nel film qualche lungaggine narrativa e un disequilibrio nel tono che oscilla tra la commedia e il dramma, rendendolo meno compatto di altri lavori di Milani.

Nonostante questi difetti di ritmo, “La vita va così” resta un’opera sentita e necessaria che, attraverso il sorriso e il dramma quotidiano, pone domande fondamentali sul costo del progresso e sul valore intrinseco della terra e dell’appartenenza, lasciando allo spettatore la riflessione su quanto valga, oggi, il gesto radicale di restare fermi e non svendere la propria identità.

Sa vida andat aicci!

Cristina Oggiano

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