“La Divina ” incarna l’anima di Grazia Deledda.
Nel panorama cinematografico dei primi anni del Novecento, l’adattamento di opere letterarie al grande schermo rappresentava una sfida affascinante e complessa.
Tra questi “Cenere”, film muto del 1916 diretto da Febo Mari e Arturo Ambrosio, spicca non solo per essere la trasposizione di uno dei romanzi più intensi di Grazia Deledda, ma soprattutto per l’interpretazione magnetica e struggente di Eleonora Duse, la “Divina” del teatro italiano e una delle attrici più celebrate del suo tempo.
L’idea di portare “Cenere” al cinema nacque dal desiderio di Eleonora Duse di misurarsi con un medium nuovo e dalle sue potenzialità espressive.
Già affermata come icona del teatro mondiale, con una carriera costellata di successi sui palcoscenici di tutta Europa e oltre, la Duse vedeva nel cinema un’opportunità per esplorare nuove forme di comunicazione e per raggiungere un pubblico ancora più vasto.
La sua partecipazione al film fu un evento di portata eccezionale, non solo per il prestigio della sua figura, ma anche perché segnò il suo unico approdo al mondo della settima arte.
L’interpretazione di Eleonora Duse nel ruolo di Rosalia è il cuore pulsante di “Cenere”.
L’attrice, con la sua ineguagliabile capacità di trasmettere emozioni profonde e complesse attraverso il gesto, lo sguardo e la mimica facciale, riesce a dare vita a un personaggio di straordinaria intensità. La Duse non si limita a recitare un ruolo, diventa Rosalia, incarnando la sua fragilità, la sua forza interiore, le sue sofferenze e le sue speranze.
I critici dell’epoca esaltarono la sua performance, sottolineando come l’attrice fosse in grado di rendere ogni sfumatura psicologica del personaggio, trasmettendo al pubblico una gamma vastissima di sentimenti, dalla disperazione più cupa alla tenerezza più pura.
In un’epoca in cui il cinema muto si affidava prevalentemente all’espressività fisica e alla gestualità grandiosa, la Duse portò sullo schermo una recitazione contenuta ma incredibilmente potente.
I suoi occhi, spesso velati di malinconia o infiammati di dolore, erano in grado di comunicare più di mille parole.
La sua capacità di esprimere il tormento interiore di Rosalia, senza ricorrere a eccessi melodrammatici, ma con una dignità e una compostezza che rendevano la sua sofferenza ancora più palpabile, fu considerata rivoluzionaria.
Nonostante il successo di critica e pubblico ottenuto dal film, Eleonora Duse non continuò la sua carriera cinematografica.
Le ragioni di questa decisione sono tuttora oggetto di dibattito tra gli studiosi.
Alcuni suggeriscono che l’attrice non si sentisse completamente a suo agio con i limiti espressivi imposti dal mezzo cinematografico, che all’epoca era ancora agli albori e non permetteva la stessa libertà di improvvisazione e interazione con il pubblico che il teatro offriva.
Indipendentemente dalle motivazioni, “Cenere” rimane una testimonianza preziosa della grande arte di Eleonora Duse e del suo coraggioso tentativo di esplorare nuove frontiere espressive.
Il film non è solo un importante capitolo nella storia del cinema italiano, ma anche un omaggio alla grandezza letteraria di Grazia Deledda e alla sua capacità di raccontare le anime più recondite della Sardegna.
Oggi “Cenere” è un’opera di grande valore storico e artistico. Sebbene la qualità della pellicola originale possa risentire del tempo, la potenza dell’interpretazione di Eleonora Duse rimane intatta, capace di emozionare e commuovere anche gli spettatori moderni.
Il film ci ricorda non solo il talento immortale di un’attrice che ha segnato un’epoca, ma anche la capacità del cinema di veicolare storie universali e di dare voce a personaggi indimenticabili, in un connubio perfetto tra letteratura e settima arte.
Cristina Oggiano
Curiosità: “I veri esterni del film non furono girati in Versilia e in Liguria, come fior di storici ancora scrivono, ma nelle valli di Lanzo presso Torino. Spedire la troupe in Sardegna sarebbe stato molto più costoso per l’oculato Ambrosio, senza. contare il rischio di essere colati a picco da un siluro. Cosicché domenica 16 luglio la Duse si trasferisce a Torino, dove prende alloggio dapprima al Palace Hotel. Nella seconda parte del soggiorno torinese alloggerà al Grand hotel Europe in Piazza Castello”
Scheda a cura di Azzurra Camoglio
Cenere, Italia, 1916, 35mm, B/N
Altri titoli: Les cendres du passé, Cinzas, Det största av allt
Regia.
Febo Mari, Arturo Ambrosio Jr.
Soggetto:
Dal romanzo omonimo di Grazia Deledda
Sceneggiatura:
Febo Mari, Eleonora Duse
Fotografia:
Pietro Marelli, Giuseppe Gaietto
Interpreti: Eleonora Duse (Rosalia Derios), Febo Mari (Anania), Misa Mordeglia Mari (Margherita), Ettore Casarotti (il bambino), Ilda Sibiglia, Carmen Casarotti
Produzione
Società Anonima Ambrosio, Torino
Note: Visto censura n.12.166 del 1/11.!916; 914 metri