Se vuoi la pace, prepara la pace

Il 23 maggio 2025, a trentatré anni dalla strage di Capaci, l’I.T.C.G. “Luigi Oggiano” ha voluto celebrare in modo particolare la ventitreesima “Giornata della Legalità”, istituita nell’ anno 2002 in onore dei giudici Falcone e Borsellino assassinati dalla mafia.

Quest’anno l’istituto ha voluto celebrare questa ricorrenza con una mostra artistica e un reading, ripercorrendo in una serata un percorso durato anni.

La mostra, curata dal Prof. Salvatore Russo, autore insieme ai suoi alunni dei dipinti raffiguranti i giudici Falcone e Borsellino, l’Avv. Luigi Oggiano, la panchina simbolo del 25 novembre, le 21 madri costituenti, la giovane iraniana Ahoo Daryaei e infine un bellissimo faro bianco sospeso tra cielo e mare ad illustrare i momenti salienti di questi anni seguendo la stella polare della PACE, della LEGALITA’ e della NON VIOLENZA.

Il reading, curato dalle Prof.sse Francesca Capra e Claudia Carta ha visto la partecipazione commossa e motivata di varie docenti.
In questo blog ripercorreremo insieme queste tappe come testimonianza del grande impegno sociale presente in questa scuola.

Oggi la prima tappa con la bandiera della pace e le brillanti riflessioni della Prof.ssa Claudia Carta.

COLORI DI PACE SULL’ASFALTO
di Claudia Carta

Ingresso Istituto Tecnico “Luigi Oggiano”, foto di Claudia Carta

Guerra Russo-Ucraina: 300.000 morti tra militari e civili – 996 sono bambini.

Gaza: 53.000, forse 70.000 morti (difficile fornire dati precisi col conflitto ancora in corso), tra le vittime 16200 sono bambini. A questi si devono poi sommare i decessi causati dall’interruzione dell’assistenza sanitaria, dall’insicurezza alimentare, dalla carenza di acqua e servizi igienici e dalle malattie.

Sudan: 9000 sfollati con circa 24,6 milioni di persone che affrontano fame acuta.

Yemen: 150.000 morti



Devo continuare? Perché ci sarebbero da contare i morti in Burkina Faso, ad Haiti, nel Myanmar, nel Corno d’Africa….

Eppure la pace è un diritto naturale e riconoscerla come tale significa porre l’essere umano e la sua dignità al centro del diritto e della politica.
Significa riconoscere che ogni persona ha diritto a vivere in un mondo libero da guerre, violenze, minacce nucleari e barriere fisiche come muri, recinzioni metalliche o fossati.
Significa affermare che i governi hanno l’obbligo morale e giuridico di costruire relazioni pacifiche e prevenire i conflitti.

La Pace è un affare che ci riguarda.

Quella che vedete, è una bandiera della pace, un’opera semplice ma potente.
Non è solo un disegno sull’asfalto: è un messaggio, un impegno, un gesto condiviso da studenti e insegnanti che hanno scelto di fermarsi, riflettere e costruire insieme un simbolo concreto di pace.

Colorata con i toni dell’arcobaleno, è da sempre simbolo di speranza, di dialogo, di convivenza. Questa bandiera ci parla ogni volta che la attraversiamo per entrare a scuola. È un invito a portare questi colori, questi valori, anche dentro le nostre aule, nelle nostre parole, nelle nostre scelte.

Si compone di sette colori che non sono lì solo per decorare. Ognuno di essi rappresenta un valore essenziale per una società giusta e pacifica.

Viola: simbolo di dignità umana, di riconoscimento del valore di ogni persona. Rappresenta anche la memoria storica dei popoli oppressi e la resilienza dei sopravvissuti a genocidi, guerre e disastri.

Blu: simbolo di giustizia, equilibrio. Va oltre la pace tra gli Stati: rappresenta la sicurezza delle persone, in particolare rifugiati, donne e bambini. È anche il colore delle istituzioni che dovrebbero garantire i diritti umani in ogni angolo del mondo.

Azzurro: simbolo di libertà, intesa non solo come diritto individuale, ma come condizione per tutti. Questo colore richiama il cielo aperto, simbolo di orizzonti senza confini e del diritto di ogni persona a muoversi liberamente, cercare asilo o ricostruire la propria vita. È il colore dell’incontro tra culture, del rispetto reciproco e della cittadinanza globale. In tempi di migrazioni forzate, muri e frontiere militarizzate, l’azzurro rappresenta l’utopia concreta di un mondo senza esclusi.

Verde: simbolo di solidarietà, perché nessuno può salvarsi da solo. Ma è anche il colore dei popoli indigeni, dei movimenti ecologisti e di chi difende il pianeta contro la deforestazione, per un’agricoltura sostenibile e per il diritto a nutrirsi.

Giallo: simbolo di speranza, che è ciò che ci spinge a credere in un domani migliore. È una luce che simboleggia la diffusione della conoscenza come strumento di emancipazione e prevenzione dei conflitti, con l’auspicio di garantire l’accesso alla cultura nella costruzione di società giuste.

Arancione: simbolo di impegno, perché i valori non si difendono con le parole, ma con le azioni. È un colore che richiama il calore umano e l’energia collettiva delle comunità che resistono, accolgono e si organizzano. È il colore dell’integrazione, delle culture che convivono senza perdere la propria identità.

Rosso: simbolo di amore, inteso come cura, empatia, vicinanza. Ma è anche il colore del sangue versato per i diritti civili, ricordando che la pace si costruisce affrontando il conflitto, non ignorandolo. Simboleggia la forza di chi denuncia le ingiustizie, come giornalisti, dissidenti e attivisti che rischiano la vita per la verità.

Insieme alla bandiera, abbiamo scritto una frase che cambia prospettiva: “Se vuoi la pace, prepara la pace“. Una riscrittura consapevole di un motto molto più antico e controverso: “Si vis pacem, para bellum”, cioè “Se vuoi la pace, prepara la guerra”.

Ma noi no. Oggi, e soprattutto qui, in una scuola, scegliamo un’altra strada.
La strada dell’ascolto, della cooperazione, della costruzione, della responsabilità.

Perché la pace non nasce da sola. Come la legalità, richiede impegno e cura. Richiede coraggio, perché la pace non si improvvisa. Va preparata, costruita giorno dopo giorno, nei gesti, nelle parole, nel rispetto delle differenze.

Accanto alla bandiera e alla frase, abbiamo voluto dipingere anche una colomba, simbolo universale di pace.
Infatti, la colomba non è lì per bellezza. Porta con sé un messaggio: non possiamo restare fermi ad aspettare che la pace o la giustizia arrivino dall’alto. È una colomba che non vola da sola: porta con sé le speranze, le idee, l’energia di una comunità che crede nella possibilità di un mondo diverso.

Questo lavoro è un invito a tutti, studenti, docenti, famiglie, cittadini, a fare la propria parte. Perché non basta desiderare un mondo giusto e pacifico: bisogna lavorarci e scegliere con coraggio ciò che è giusto, anche quando è difficile.

Allora prepariamola questa pace: imparando ad ascoltare chi è diverso da noi, combattendo l’indifferenza, dicendo no alla prepotenza, esprimendo il nostro dissenso davanti alle atrocità sotto gli occhi di tutti, non stigmatizzando come politicamente scorretto l’atteggiamento di chi dice BASTA.

In questo, la legalità e la pace camminano insieme. Sono due facce della stessa medaglia.
Non può esserci pace senza giustizia. Non può esserci legalità senza rispetto della dignità umana.

L’immagine di questa bandiera ci dovrebbe accompagnare ogni giorno, entrando e uscendo da scuola, come un promemoria visibile e vivo: la pace non è un’utopia lontana, ma una responsabilità quotidiana.

Claudia Carta

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